Storia

La Via dell'Argento attraversa ancora il Sarrabus-Gerrei

Oggi ambito itinerario per gli appassionati di escursionismo, trekking e MTB. Tra miniere dismesse, pozzi, edifici industriali e civili, mulattiere e natura rigogliosa. Interessando i borghi di Muravera, San Vito, Sinnai e Burcei

Il grande sogno si infranse all'inizio del Novecento: "argento", una parola magica, urlata da tanti dopo una serie di fortunati ritrovamenti nel territorio del Sarrabus-Gerrei. Sembrava che la ricchezza fosse ad un passo, pronta a essere afferrata, per seguire i destini di altre nazioni ricche di materiale prezioso, come gli Stati Uniti. Non era così e le vene del metallo si esaurirono frettolosamente dopo, comunque, aver contribuito alla realizzazione di una serie di siti minerari, dove hanno lavorato migliaia di minatori e dei quali rimangono ancora edifici e pozzi. L'itinerario, che comprende siti di estrazione, edifici dei lavoratori e civili e le strade di servizio, prende oggi il nome di Via dell'Argento del Sarrabus-Gerrei.

Qualcuno pensa ancora che l'ottima qualità del prodotto del sottosuolo del Sarrabus potrebbe sostenere gli investimenti, ma sembrano sogni velleitari.
Ormai dell'argento non rimane che la "Strada", affascinante e ideale per trekking e bici/MTB, che attraversa, in gran parte, il Monte Narba in lungo e in largo, collegando le miniere attive all'epoca, partendo da Muravera anche se vi sono deviazioni per l'intera area: da levante a ponente si incontrano le dismesse Tuviois, Serr'e S'Ilixi, Nicola Secci, Tacconis, S'Arcilloni, Masaloni, Giovanni Bonu, Monte Narba, Baccu Arrodas. Attraversando i comuni di Muravera, Burcei, Sinnai e San Vito.
La Via dell'Argento si inerpica sul Monte e poi, improvvisamente, ecco che compare "polveriera", ecco la "laveria", ecco la palazzina degli uffici, l'ingresso dei pozzi, i cumuli dei materiali di risulta. Il fascino di questi edifici, che la natura s'è in parte riconquistati, riesce a dare l'idea della laboriosità degli abitanti del Sarrabus insieme alle difficoltà che dovevano incontrare.

Ancora più elementi di questa attività, si possono avere al Museo "la Via dell'Argento", di San Vito, per leggere le testimonianze orali di chi aveva visto l’esplosione del fenomeno, dei figli dei minatori delle "cernitrici", una memoria storica, che ha trovato asilo sicuro. Ma al Museo vi si trovano anche documenti, attrezzi e tante fotografie in bianco e nero, con riprodotti operai stravolti dalla fatica, che cercavano la loro "Via dell'Argento", che era in definitiva, semplicemente quella che portava al benessere e alla tranquillità.


Nella foto: la miniera abbandonata del Monte Narba (San Vito, Sarrabus-Gerrei, Centro-Sud Est Sardegna).

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